Stefania Fogliano da Napoli, prima classificata nel 2015 alla X
edizione del Premio Letterario Internazionale Napoli Cultural Classic, sezione
nanoracconti, con il testo “Le porte della vita”:
Due porte
si aprono. Una piccola testa fa capolino. Occhi sbarrati, una bocca che urla un
respiro.
Un cuore
che batte.
Capelli
grigi. Una testa disfatta. Una bocca che chiede ancora un respiro. Occhi
socchiusi. Una porta accostata.
Un cuore
che muore.
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Stefania Fogliano |
Fai anche altro nella
vita?
Sono un’insegnante di inglese.
Quanto tempo occupa
nelle tue giornate la scrittura? E la lettura?
La scrittura non è un mio impegno costante e regolare. Scrivo
quando me lo si chiede oppure quando ho bisogno di mettere ordine nei miei
pensieri. In tal caso le parole vengon fuori come per magia. Quanto alla
lettura è sempre stata una mia passione fin da piccola. Un mondo parallelo che
mi aiuta a viaggiare anche da ferma. É per questo che ho libri sparsi ovunque,
anche in auto, per non sprecare il mio tempo nei momenti di grande traffico.
Perché scrivi?
Scrivo perché non so parlare. Non so parlare di quel che mi
appartiene nel profondo. Non so parlare di emozioni, belle o brutte che siano.
Ciò che dico è la mia "superficie". Ciò che scrivo è la mia essenza.
Secondo te qual è il
punto di forza del fenomeno dei nanoracconti?
Regalano un'immagine immediata e diretta. Con poche parole e soprattutto senza troppi
fronzoli riescono a far emozionare, sorridere o divertire. Una sorta di
"mordi e fuggi" letterario. Impegnativo per chi li scrive, leggero
per chi li legge.
Quale futuro prevedi
per i nanoracconti? Che cosa ti aspetti?
Trovo che i nanoracconti siano un'invenzione strategica per chi ha
paura di avventurarsi tra le tante parole di un libro, per chi non ha pazienza e per chi non ha più
tempo ma non vuole rinunciare alla lettura. Cosa mi aspetto? Che diventino come
i messaggi dei Baci Perugina: impossibile non leggerli!
Progetti letterari per
il futuro?
Sì. Certo. Ora sono
decisamente nana, ma vorrei crescere ancora un po'.
Ci saluti con un
nanoracconto a tema libero?
Quello scaffale,
lassù, era il suo sogno. Era stanca di quei libri che riusciva a raggiugere
senza il minimo sforzo. Si sforzava di arrivare sempre più in alto, per
assaporare quelli che le sembravano preclusi per la sua statura. Nana la
chiamavano.
Nanoboss