giovedì 2 luglio 2015

Nanoracconto: cominci a leggerlo ed è già finito

Originale antologia di racconti curata da Pietro Damiano, cultore di storia locale e di scrittura narrativa

Pietro Damiano, cultore di storia locale e di scrittura narrativa, cura una originale antologia di racconti, Nanoracconti (ed. Homo Scrivens), che ha per sottotitolo 250 racconti da 250 battute. 
Una storia nata su Facebook, dove è stata lanciata per la prima volta l’idea di provare a scrivere una storia brevissima compresa nello spazio di 250 battute; l’idea è piaciuta agli appassionati dello scrivere breve e si è rapidamente diffusa. Un concorso, poi un altro, un reading ed infine l’approdo alla carta stampata. Quale la particolarità dei nani? Della brevità abbiamo detto, ma dopo la lettura e sulla scorta anche delle note del prefatore, rileviamo alcune caratteristiche di questo genere letterario, che ha dei precedenti, ma è particolarmente adatto agli utenti dei social network, assuefatti ad una scrittura e lettura da completare nel breve giro di qualche frase: la prevalenza di sequenze narrative, che muovono l’azione piuttosto delle riflessive, descrittive o dialogate che la rallentano fino a fotografare una situazione statica; anche se si descrive una situazione, essa racchiude il senso di un lungo tempo, e richiede al lettore di riempire le ellissi con la sua immaginazione; la storia preferibilmente finisce con una sorpresa finale, che rovescia l’attesa del lettore; l’utilizzazione di una parola chiave (che può essere costituita anche dal titolo), che lascia immaginare un mondo che non si può descrivere in tutti i particolari; sul piano stilistico una costruzione sintattica paratattica, che procede per accumulazioni e velocizza le sequenze e l’uso del verbo al passato remoto che, riportando ad un’azione compiuta, dà il senso dello scorrere del tempo. Insomma sì, ci si diverte, si gioca a costruire un racconto con poche parole, ma si tratta pur sempre di un (nano) genere letterario e quindi non si può prescindere dal seguire qualche regola o almeno di conoscerla, non fosse altro che per trasgredirla consapevolmente. 
Alla fine, permettetemi questa battuta, la lettura di un nanoracconto è come un cioccolatino o un biscotto: da consumare non per riempire lo stomaco ma per far passare un languorino o anche solo per gratificazione. Ed allora ne scartoccio un paio e ve li offro.
Il primo, “Dolori notturni” di Pietro Ammaturo: Bastardo. Ti sento chiamarmi, come una specie di pifferaio magico. Io un topo? Si, un enorme roditore, attratto dal tuo sibilare notturno. Non resisto,
devo averti. Strappo il foglio con su scritto “dieta” e ti apro, bastardo di un frigorifero.
Il secondo, “Questioni di cuore” di Angela Sorrentino: Non amava farsi trovare con lui così. Quando all’improvviso qualcuno bussò alla porta, lei si riordinò in fretta e lo nascose velocemente nell’armadio. Quel vecchio adorato pigiama con le ochette ormai era proprio inguardabile!
Al lettore ne rimangono altri 248. Da piluccare con gusto. (P. G. S.)

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